Le “famiglie rurali” nella storia veneta

Le prime scuole rurali del Veneto nascono per migliorare le condizioni di marginalità delle famiglie
che vivono nelle campagne, per una loro crescita economica in una realtà ancora depressa,
attraverso la formazione umana e professionale dei giovani. Questo progetto di riscatto per lo
sviluppo del mondo rurale è stato avviato per opera dell’On. Domenico Sartor, nel Comune di
Castelfranco Veneto (TV), nel lontano 1954.
Grazie a questo uomo, che tanto ha fatto per lo sviluppo del suo territorio, vengono fondate alcune
scuole di orticoltura e meccanica agraria, su un’area acquistata dal Comune stesso. Successivamente
sarà la Provincia di Treviso ad acquistare dei poderi, di 10 ettari ciascuno, per l’insediamento di
scuole coordinate dall’Istituto di Castelfranco Veneto. Le scuole aperte in provincia sono:
Signoressa di Trevignano, Zero Branco, Colle Umberto, Piavon di Oderzo e, successivamente,
Villorba e Giavera del Montello, tutte nella provincia di Treviso.
Inizialmente le attività didattiche, pur essendo caratterizzate da una stretta integrazione con gli
agricoltori, seguivano un metodo tradizionale. Ma dopo i primi anni di esperienza, si decide di
puntare ad una formazione generale, in grado di far acquisire quei requisiti culturali che si
mostravano necessari non solo alla crescita umana, ma anche per una attività imprenditoriale
agricola moderna.
Si comincia a guardare oltralpe. L’incontro di Sartor con Duffaure, professore alla Sorbona, e con
l’esperienza delle Maisons Familiales francesi, portò alla istituzione di un biennio preparatorio di
formazione generale, e contestualmente si avviò la sperimentazione di quel modello francese, detto
comunemente “scuola-famiglia”. La prima esperienza fu fatta a Soligo nel 1962 e il primo direttore
fu Lucio Grande.
La strutturazione dell’Istituto, anche grazie all’opera di coordinamento del Preside dell’Istituto di
Castelfranco, prof. Bruno Brunello, veniva così articolata:
• Scuola Famiglia per i giovani/adolescenti – biennio di formazione generale con qualifiche di
Esperto Coltivatore e Massaia Agricola;
• Scuola Azienda per i giovani e adulti – bienni di qualifica in diversi settori;
• Corsi di specializzazione e aggiornamento per uomini e donne adulti.
Evidenziamo gli aspetti più innovativi a livello didattico del modello scuola-famiglia:
Il principio basilare era la valorizzazione della famiglia completamente coinvolta nel processo
formativo dell’allievo, ed essa stessa partecipe del processo dello sviluppo agricolo. Questo
permetteva di evitare l’eventuale frattura tra la proposta educativa della scuola e quella della
famiglia.

Elementi qualificanti erano: la struttura della pedagogia dell’alternanza (perno del rapporto scuola-
famiglia), il convitto, l’utilizzo del quaderno d’azienda, la costituzione dell’associazione delle

famiglie degli allievi, la quale si occupava dei problemi educativi e gestionali insieme con gli
operatori della scuola.
L’Istituto Professionale Statale Agrario, abbreviato IPSA, si sviluppò in modo incredibile perché
aveva saputo incontrare i bisogni e i progetti di molti ragazzi e delle loro famiglie, arrivando a
contare in provincia, nel 1970, 17 fra scuole-famiglia, suddivise in maschili e femminili, e scuole
azienda.
Per rispondere alle crescenti esigenze, la formazione nel settore agrario si sviluppò ulteriormente. I
corsi per adulti si specializzarono per i vari settori produttivi. Contemporaneamente molte
cooperative si organizzarono non solo per i servizi, ma anche per la produzione, la trasformazione e
la commercializzazione dei loro prodotti. Nelle aziende IPSA si svilupparono attività sperimentali
in collaborazione con ricercatori di diverse università.

Ebbero inizio anche altre significative esperienze, come l’attenzione al problema della formazione
dei disabili; l’introduzione di qualifiche non agrarie, come l’”Addetta Servizi Cucina e Sala”
(antecedente dell’odierno Istituto Alberghiero), e dei corsi per assistenti domestiche.
Gli istituti arrivarono ad avere fino a 2.400 allievi, fra giovani e adulti.
L’introduzione nel 1974 dei Decreti Delegati del Ministero della Pubblica Istruzione, determinò nei
fatti un arresto dell’innovazione della pedagogia dell’alternanza scuola-lavoro-famiglia, con una
crisi delle iniziative sul piano formativo. Diminuì il peso dei genitori all’interno della scuola: la
partecipazione da sostanziale divenne solo formale, con la conseguente crisi delle rappresentanze di
genitori e allievi. Verso la fine degli anni 70 tutta l’esperienza maturata fu comunque utile per
l’istituzione delle scuole superiori professionali di Stato.
Un esempio è la realtà della Scuola di Colle Umberto, che, grazie al contatto diretto con le famiglie
di agricoltori sparse nel territorio della pedemontana, riuscì a coinvolgere fin dai primissimi anni
sessanta tanti giovani, fornendo loro quella educazione di base, quelle nozioni tecniche,
quell’apertura, anche grazie a viaggi di studio in Francia, capaci di stimolare quel cambio di
mentalità generazionale che tanta parte ha avuto nello sviluppo del nostro territorio. Ancora oggi ho
il piacere di incontrare ex allievi grati per quanto la scuola ha dato loro in quegli anni.
Le Scuole come quella di Colle Umberto, dalla provincia di Treviso si sono poi diffuse anche nelle
province dell’Emilia Romagna e in Friuli Venezia Giulia, e oltre, grazie ad organismi italiani attivi
in altre regioni del mondo.
Nel corso degli anni, le nostre scuole sono state frequentate da centinaia di ragazze e ragazzi,
provenienti dall’ambiente delle campagne e dell’artigianato. Alcuni di loro sono stati o sono ancora
affermati professionisti in vari ambiti della società e dell’imprenditoria agricola. Altri sono
impegnati o lo sono stati, nella cooperazione internazionale non solo in Italia ma anche in Brasile,
Argentina e in alcuni Stati africani.
Tra gli organismi che sono sorti nel Veneto come sviluppo di questa fondamentale esperienza di
coinvolgimento, ricordo il CECAT di Castelfranco, l’AES-CCC di Padova, la Coopertiva Olivotti di
Mira (VE), l’Accademia Internazionale dell’Arte Casearia e la Associazione Famiglie Rurali di
Colle Umberto.
L’Associazione Famiglie Rurali nasce nel marzo 1968 in seno all’Istituto Professionale di Stato
per l’Agricoltura di Colle Umberto per iniziativa dei genitori degli allievi e del personale scolastico,
spinti dalla necessità di collaborare per la gestione della scuola e del convitto annesso. Il sottoscritto
è uno dei fondatori, essendo all’epoca, tra i responsabili delle attività formative. Tra gli obiettivi
statutari della AFR ci sono la valorizzazione della famiglia e dell’ambiente rurale e la realizzazione
di attività formative. Nel corso degli anni la AFR è stata sempre più impegnata nelle attività di
cooperazione internazionale, in particolare in Benin, Togo, Ruanda, Camerun, India, Mozambico e
Perù.
I sopracitati organismi nel 1989 hanno costituito l’UIFRI, Unione Interregionale delle Famiglie
Rurali Italiane, ufficializzando i contatti avuti con gli organismi della Regione del Veneto, ma già
con una visione che oltrepassa i confini regionali.
Ricordiamo tra gli scopi statutari dell’UIFRI: la promozione di iniziative di interscambio tra
studenti e operatori agricoli con le associazioni di altri stati europei ed extra europei.
Questa rete ha rafforzato le associazioni aderenti, nel loro impegno nella cooperazione
internazionale, in particolare con l’organizzazione di convegni su temi di respiro nazionale e
mondiale, attraverso viaggi di studio per una conoscenza delle realtà affini e per aprirsi a nuove
relazioni e collaborazioni.
Per unificare gli obiettivi e sostenere le attività delle Associazioni aderenti, l’UIFRI nel 2005 si è
data un nuovo statuto ed una nuova denominazione: Federazione delle Associazioni Rurali Italiane
(FARI).

Questa è in breve la storia delle Associazioni famigliari rurali in Veneto. Ancora oggi questa
alleanza educativa tra la scuola, la famiglia, le aziende, le Istituzioni, il mondo della disabilità e
dell’associazionismo rappresenta un valore diffuso in molti Paesi.
Permettetemi ora di esprimere un ringraziamento personale per aver avuto l’onore di rappresentare
la Federazione FARI nel Consiglio della AIMFR nel periodo dal 2000 al 2015. In tale contesto
abbiamo cercato di svolgere un servizio utile per le associazioni e gli organismi aderenti al FARI. È
stata un’esperienza straordinaria che ci ha permesso di stabilire molteplici relazioni tra le persone e
le istituzioni, relazioni che si mantengono e maturano nel tempo.
Un grande grazie a nome di tutte le associazioni FARI del Veneto alle Autorità della Regione Veneto
per la loro ospitalità e la loro gradita presenza. Grazie ai tanti amici delle nostre Associazioni, che
partecipano a questo incontro. Grazie in modo particolare alla AIMFR, per la vostra presenza in
Italia e nella nostra bella città di Venezia.
Evviva l’AIMFR, siamo orgogliosi di farne parte!

Per le “famiglie rurali” del Veneto
Romano Volpato